giovedì 24 febbraio 2011

NECESSARIA UNA SVOLTA ALL'IMMOBILISMO DELLA POLITICA

Questo in breve il messaggio emerso dalla tavola rotonda “Patto per il Lavoro: che fine ha fatto?” sui temi della crisi e del lavoro promossa dai Giovani Democratici del Circolo Monicelli, che ha evidenziato le effettive difficoltà economiche in cui versa l’intera Provincia di Avellino. Un dibattito intenso, teso a non sottovalutare le esigenze delle forze sociali, sindacali ed imprenditoriali che hanno lanciato un accorato appello di responsabilità alla Provincia di Avellino, rea di non essersi imposta sul governo regionale e nazionale. Il Patto per lo Sviluppo, presentato nel mese di Dicembre e recepito dall’ente Provincia, rappresentava di fatto un “tampone al presente” per creare le condizioni opportune di tenuta economica nell’immediato e di ripresa nel momento in cui la crisi si sarebbe attenuata. Risulta prioritario evitare lo smantellamento dell’apparato industriale, tutelare i settori di nicchia come il vitivinicolo e le piccole e medie imprese dell’artigianato, del commercio e dei servizi. Fondamentale la realizzazione di infrastrutture materiali ed immateriali, da tempo sollecitate: il miglioramento del sistema viario, fortemente deficitario, il collegamento all’alta capacità, il rafforzamento della rete telematica attraverso la banda larga; tutti accorgimenti strategici essenziali per limitare le spese e tenere in piedi il sistema economico irpino. Rispetto ai preoccupanti dati sulla povertà, sulla precarietà e sulla disoccupazione, che di fatto stanno lacerando il tessuto sociale dell’intera Provincia, comportando fenomeni emigratori al pari degli anni ’60, le parole non possono più bastare, servono gesti di responsabilità rispetto al ruolo della politica, che ha il dovere di ridare fiducia alle nuove generazioni creando opportunità e salvaguardare chi un posto di lavoro già ce l’ha e rischia seriamente di perderlo. Fronteggiare la crisi significa impegnarsi nel trovare le risposte adeguate alle esigenze insoddisfatte e creare argini forti all’economia per evitare che il sistema collassi. La politica dunque deve porsi degli obiettivi concreti a breve scadenza. 

GIOVANI DEMOCRATICI CITTÀ DI AVELLINO
CIRCOLO “MARIO MONICELLI”

lunedì 21 febbraio 2011

PATTO PER IL LAVORO: CHE FINE HA FATTO?



Il Circolo Cittadino dei Giovani Democratici “Mario Monicelli” rende noto che Mercoledì prossimo, 23 Febbraio, presso la Casina del Principe a partire dalle ore 17:00 avrà luogo il dibattito “Patto per il lavoro: che fine ha fatto?”.
L’esigenza di porre al centro della discussione tematiche fondamentali per la tenuta economica dell’intera provincia di Avellino scaturisce dal perpetrarsi del periodo di crisi per la nostra Nazione, che fa sentire in maniera concreta il proprio peso soprattutto nel Meridione.
Lo spirito propositivo col quale si proverà a tracciare una sorta di bilancio per quanto riguarda la “questione irpina” vuole essere un punto di ripartenza per tentare di rilanciare le politiche del lavoro e dello sviluppo, che consentano di far fronte alla crisi guardando soprattutto al presente.  
I preoccupanti dati sulla povertà, sulla disoccupazione giovanile, sulla crisi delle piccole e medie imprese e su quella del settore industriale infatti, devono necessariamente spingere nell'immediato le istituzioni a ragionare in maniera chiara e fattiva per evitare che la situazione peggiori.
Daranno vita al dibattito: Amerigo Ferrara (Giovani Democratici Avellino), Alberta De Simone (Capogruppo Provinciale del Partito Democratico), Amalio Santoro (Capogruppo Provinciale Centrosinistra Alternativo), Vincenzo Petruzziello (Segretario CGIL), Silvio Sarno (già Presidente Confindustria) e Lucio Fierro (segretario CNA).

sabato 19 febbraio 2011

LE PAROLE E LE COSE DEI DEMOCRATICI


A seguito dell’invito di partecipazione che ci è stato rivolto dalla Federazione Provinciale di Pisa, considerando che questi appuntamenti nell’ambito della nostra organizzazione giovanile rappresentano momenti formativi vitali per poterci confrontare con altre realtà italiane e poter respirare un’aria di sana crescita personale e politica, riteniamo opportuno informare i Segretari di Circolo dei Giovani Democratici della Provincia di Avellino della Scuola di Formazione Politica “Le parole e le cose dei democratici”, che si terrà dal 4 al 7 Marzo presso la Sala Congressi della Città di Pisa.

Questo vero e proprio seminario, ispirato ad un’ampia riflessione sulla Sinistra Riformista italiana ed europea è stato organizzato dal Coordinamento Territoriale Pd Pisa, dal Centro Studi del Partito Democratico, dai Giovani Democratici Pisa e dalla rivista “Inschibboleth” e sarà strutturato in tre giornate con cinque sedute di lavoro in successione (non in contemporanea), così da permettere a tutti i partecipanti di seguire tutte le sessioni. A seguito di ciascuna seduta sarà possibile instaurare un dibattito tra i relatori ed i partecipanti stessi, così da rendere il popolo democratico padrone di esprimere le proprie idee confrontandole con autorevoli personaggi politici nell’ambito del nostro partito (Reichlin, Bindi, Letta, Civati, Orfini, Raciti). Il seminario sarà aperto e concluso da due sedute plenarie in cui sarà protagonista la politica: la prima illustrerà i temi sui quali oggi la sinistra riformista italiana deve lavorare per la costruzione di una nuova cultura politica; la seconda di chiusura, nel pomeriggio del 7 marzo, con la partecipazione di Massimo D’Alema.

La quota di partecipazione è di euro 65 (che comprendono tre notti in ostello e due pranzi, viaggio escluso), mentre per le adesioni e per maggiori informazioni oltre al Sito del Partito Democratico di Pisa è possibile contattare entro e non oltre il 23 Febbraio il Responsabile Formazione Politica e il Vice Segretario dei Giovani Democratici della Provincia di Avellino. Avendo a disposizione come Federazione Provinciale un numero ristretto di posti, terremo in considerazione le richieste che ci perverranno in ordine cronologico.

Segue in allegato il programma completo della tre giorni.

Avellino, 18 Febbraio 2011
Amerigo Ferrara 
Responsabile Provinciale Formazione Politica

Marcello Rocco
Vice Segretario Provinciale

VENERDI 4 MARZO
 
• Ore 15.00
Arrivo e accredito

• Ore 15.30 – 17.00 
Saluti: Francesco Nocchi (segretario provinciale PD Pisa), Matteo Trapani (segretario provinciale GD Pisa)

Tavola rotonda di apertura. Con Marco Filippeschi (sindaco di Pisa), Gianni Cuperlo (Presidente Centro Studi PD), Annamaria Parente (responsabile Formazione – esecutivo nazionale PD), Enrico Letta (Vicesegretario PD), Elio Matassi (Professore di Filosofia della Storia – Università Roma Tre, membro del comitato direttivo di Inschibboleth), Andrea Giorgio (segretario regionale GD Toscana)

• Ore 17.00 - 19.30 
I democratici e il lavoro della memoria. Che cosa ereditare del Novecento? Con Michele Battini (Professore di Storia Contemporanea – Università di Pisa), Paul Ginsborg (Professore di Storia dell’Europa Contemporanea – Università di Firenze), Claudia Mancina (Professoressa di Etica dei diritti – Università La Sapienza, Roma), Vannino Chiti (Vicepresidente del Senato), Vittoria Franco (senatrice PD). Modera: Maria Grazia Gatti (deputata PD).

SABATO 5 MARZO

• Ore 9.30 – 12.30 
Le figure e le forme dei democratici dopo il Novecento. Che cosa possiamo e dobbiamo dire di sinistra nell'epoca della rete? Con Gianluca Giansante (ricercatore, giornalista e consulente politico), Giuseppe Civati (consigliere regionale PD Lombardia), Matteo Orfini (responsabile Cultura e Informazione – segreteria nazionale PD), Adriano Fabris (Professore di Filosofia Morale e di Etica della Comunicazione – Università di Pisa), Concita De Gregorio (direttrice l’Unità), Mario Rodriguez (Professore di Comunicazione Politica – Università di Padova). Modera: Giorgio Malet (segretario del Circolo GD “Giovane Europa” della Scuola Normale Superiore e della Scuola Superiore “Sant’Anna” di Pisa).

• Ore 15.00 – 17.30 
Le grandi biografie della sinistra italiana. Chi comprende l'album dei democratici e chi esclude? Con Alfredo Reichlin, Miriam Mafai, Andrea Margheri. Modera: Paolo Fontanelli (deputato PD)

DOMENICA 6 MARZO

• Ore 10.00 – 12.30 
Fenomenologia dei vizi e delle virtù della sinistra: patologie antiche e moderne, virtù volontarie ed involontarie. Con Carmelo Meazza (Professore di Filosofia Morale – Università di Sassari), Susanna Cenni (deputata PD), Alfonso Maurizio Iacono (Professore di Storia della Filosofia – Università di Pisa), Roberto Cerreto (Consigliere parlamentare), Michele Ciliberto (Professore di Storia della filosofia moderna e contemporanea – Scuola Normale Superiore di Pisa). Modera: Ermete Realacci (deputato PD)

• Ore 15.00 – 17.30 
Quale europeismo per i democratici nella crisi dell'idea di Europa? Con Francesco Gui (Professore di Storia dell’Europa – Università di Roma “La Sapienza”), Leonardo Domenici (Europarlamentare PD), Guido Montani (Professore di Economia Politica Internazionale - Università di Pavia; vice Presidente dell’Unione dei Federalisti Europei), Ivana Bartoletti (manager e specialista di diritti umani), Piero Graglia (docente di Storia dell’integrazione europea – Università di Milano; biografo di Altiero Spinelli), Silvano Andriani (presidente CeSPI – Centro Studi Politica Internazionale). Modera: David Ragazzoni (presidente provinciale Giovani Democratici di Pisa).

• Ore 18.00 - 19.30 
La politica dei giovani, la politica per i giovani: il Partito Democratico alle prese con il futuro. Confronto con Rosy Bindi (Presidente PD), Fausto Raciti (Segretario nazionale Giovani Democratici) ed Enrico Rossi (Presidente Regione Toscana). Modera: Chiara Geloni (direttrice YouDem)

LUNEDI 7 MARZO

• Ore 15.00 
Plenaria di chiusura con Massimo D’Alema

PUBBLICIZZAZIONE EVENTO MEZZO STAMPA 

mercoledì 9 febbraio 2011

FOIBE, UNITI NEL RICORDO


In questi giorni così cupi per il nostro presente che appare sempre più incerto ed il futuro che è messo costantemente in discussione dagli eventi politici che non sembrano riuscire ad incidere in maniera concreta, è doveroso per noi Giovani Democratici avere ben chiaro almeno il nostro passato. Abbiamo dunque sentito il dovere di esprimere la nostra posizione sugli “eccidi delle Foibe” per ricordare, così come abbiamo fatto in precedenza nella Giornata della Memoria, dedicata alla Shoa, le vittime di un periodo storico buio anche per il nostro Paese.  
Si trattò di un orrendo crimine contro l’umanità, come affermato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La brutalità delle esecuzioni, persone spesso ancora vive scaraventate in cave profonde, chiamate Foibe, con la successiva cancellazione integrale delle vittime, tolse ai parenti perfino la possibilità di piangerle su una tomba (molti corpi non furono mai ritrovati).
Tra il 1943 e il 1947 gli storici hanno concordato che furono circa 10mila gli scomparsi italiani nelle terre dalmato-giuliane. Secondo le conclusioni della Commissione Congiunta italo-croato-slovena, risalente al 2000, morirono circa 5 o 6mila persone di nazionalità italiana nelle terre del confine orientale, anche se non è possibile valutare quanti furono effettivamente gli infoibati.
Tra il 1947 e il 1954, circa 350mila italiani abbandonarono i territori passati alla Jugoslavia e non sempre accolti bene da questa parte del confine, spesso mal tollerati o abbandonati a se stessi. A sinistra guardati con ostilità quali testimoni scomodi delle prepotenze jugo-comuniste.
Il tutto stava avvenendo in un periodo susseguente al Processo di Norimberga in cui si perseguivano i criminali di guerra. Se da un lato si cercava di stanare i nazisti in Italia, dall’altro gli Jugoslavi reclamavano i generali fascisti italiani occupanti dal 1940 al 1943 (Roatta, Ambrosi, Robotti, Pirzio Biroli), denunciati all’Onu in quanto rei di atrocità in Slovenia, Croazia e Montenegro. Per non dover consegnare gli imputati italiani, si decise così di non perseguire i crimini nazisti. In quel periodo il generale Tito veniva annoverato tra gli avversari geopolitici di Stalin, a seguito della sua rottura con l’Urss nel 1948. Questo in estrema sintesi il contesto storico nel quale i primi governi DC dovettero affrontare il contenzioso con la Jugoslavia durante la Guerra Fredda.
Fuori dal contesto storico non è possibile comprendere la tragedia delle Foibe.
Così come va affermato forte e chiaro che vanno di pari passo le responsabilità del regime titino e le colpe italiane del regime fascista.  
Due le fasi storiche, a ridosso immediato delle Foibe: lo sbandamento dell’’esercito italiano dopo l’8 settembre 1943 che impedì qualsiasi azione difesa dei civili italiani, fascisti e antifascisti, dalle vendette degli slavi i quali avevano patito dopo il 1940 una durissima occupazione nazifascista contrassegnata da orrendi crimini sulla popolazione inerme; l’ingresso a Trieste della IV armata del generale Drpasin, coadiuvata dal VII e IX corpus sloveni. E così tra la fine di aprile e il 12 giugno del ‘45 comincia la mattanza degli italiani. In base a precise direttive di Kardelji, il «secondo» di Tito, che prescrivono la neutralizzazione di ogni possibile opposizione italiana al nuovo potere titino. Ha luogo una vera e propria pulizia etnica. Impiegati, postini, funzionari, oppositori antifascisti, carabinieri, finanzieri e tanti semplici cittadini italiani, ritenuti in grado di ostacolare la “jugoslavizzazione” di quei territori vengono barbaramente eliminati.  
Gli angloamericani, a cui in realtà i tedeschi si erano arresi, erano dislocati tra il Porto e San Giusto, e lasciano fare alle truppe di Tito per non entrare in collisione con l’Urss alleata, nonostante le denunce che arrivano anche dal Vaticano e dalla Croce Rossa. Le forze jugoslave, entrate per prime a Trieste, dopo aver depistato i partigiani italiani della divisione Garibaldi-Natisone in zone interne, iniziano la pulizia etnica.  
La situazione si calma con il ritiro dalla «zona b» degli Jugoslavi, ma le uccisioni e le deportazioni continueranno almeno fino al 1947. Una ferocia documentata quella jugo-comunista che era altresì il rovesciamento delle barbarie perpetrate dai fascisti italiani contro le popolazioni jugoslave iniziate già nel 1919, dopo il tratto di Versailles, con l’annessione del’Istria a maggioranza slava all’Italia, le distruzioni di società operaie, banche, cooperative e associazioni slave sia a Trieste che altrove, la proibizione di usare il “serbo croato”, la cancellazione dei nomi slavi sulle tombe e la loro italianizzazione, la rovina imposta ai contadini slavi, costretti a vendere per «rinsanguare» il contado di italiani e infine la crudelissima occupazione italiana dopo il 1940.  
Allora i fascisti italiani distrussero, bruciarono, decimarono: 50 slavi contro ogni ufficiale italiano ucciso. Furono internati più di 20mila persone in 202 lager molte delle quali morirono di stenti nel famigerato campo di Arbe, in Croazia. Solo nella zona di Lubiana furono uccisi 13mila civili, e quella guerra costò agli jugoslavi 250mila morti. A nulla valsero le proteste del vescovo filo italiano Santin a Trieste, contro le efferatezze italiane. Il tutto mentre il generale Roatta emanava i protocolli per le deportazioni della gente, il generale Pirzio Biroli diffidava i soldati dal “sentimentalismo”. Mussolini telegrafava in Montenegro: “Non comportatevi da padri di famiglia, come foste in Italia”. E ancora: l’appoggio ad Ante Pavelic, dittatore croato fascista, che governava nel vice-regno italiano annesso e si distinse in inenarrabili persecuzioni contro i serbi. Inevitabile che tutto ciò si riversasse in un fiume straripante di odio politico ed etnico contro gli italiani: dominatori e colonizzatori. E tali peraltro li aveva voluti Mussolini, quando disse: «500 mila barbari slavi non valgono 50mila italiani».
Detto ciò, nulla potrà giustificare l’orrore delle Foibe. Le colpe di quell’orrore, oltre che sugli aguzzini, ricadono anche su chi scatenò per primo tutto quel fiume d’odio e di risentimento: il fascismo e poi il nazifascismo. Purtroppo ci duole constatare che di tutto questo non se ne parla abbastanza, anzi non se ne parla affatto. 
Ebbene, questa è l’altra faccia, rimossa, delle Foibe!
Per questo come Giovani Democratici non possiamo permettere che il ricordo di migliaia di vittime venga strumentalizzato da una destra populista e revisionista per squallidi fini politici. Daremo vita, insieme all’A.N.P.I., come già abbiamo fatto di recente per la Resistenza e l’Antifascismo, ad una serie di iniziative ed incontri per affrontare in maniera partecipata e scevra da strumentalizzazioni ideologiche fatti storici del nostro passato, comprese le colpevoli reticenze della sinistra di allora, necessari per affrontare con serenità il presente.  
Condanniamo con fermezza le iniziative che in questi giorni organizzazioni di destra, al fianco di gruppi neofascisti, stanno portando avanti per mettere in discussione e diffamare i Partigiani e la Resistenza Italiana, grazie alla quale è stato possibile debellare il cancro della dittatura nazifascista.  
Cercheremo di far approvare questo Documento, e quello sui Valori della Resistenza e dell’Antifascismo, sia negli organismi della nostra Organizzazione Giovanile che del Partito Democratico.  
Non possiamo pertanto far altro che accogliere l’appello dell’A.N.P.I. Avellino e Campania all’unisono con le forze democratiche ed antifasciste della nostra regione e provincia: Giovani Comunisti Federazione Irpina, Rouge Spa Spazi Pubblici Autogestiti; Rosso Fisso; La Realidad Villamaina (collettivo politco culturale); Partito della Rifondazione Comunista – Federazione Irpina; Federazione della Sinistra; IDV Giovani; CGIL Avellino; SeL; Libera; Federazione degli Studenti.  

Avellino, 09 Febbraio 2011 

GIOVANI DEMOCRATICI CITTA' DI AVELLINO 
CIRCOLO "MARIO MONICELLI"

Al documento hanno aderito i Circoli dei Giovani Democratici:
Serino "E.Berlinguer" - Ariano - Venticano - Grottaminarda "R.Saviano" - Moschiano - Domicella - Lioni - Cervinara - Rotondi - Monteforte Irpino

Altri Circoli di Giovani Democratici stanno aderendo in queste ore